Ricami al 500 ed anche al 400 e al 700

I più bei ricami di sfilato siciliano interamente lavorati a mano. Copriletti, lenzuola, tovaglie, tende, asciugamani, centri da favola.

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Coperta: “Le 4 stagioni”. Coperta di lino interamente lavorata a mano al 500: il vero sfilato siciliano.

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……. proprio in corso di tale splendore avuto nel cinquecento si sarà diffuso il classico ricamo siciliano detto anche “Cinquecento”.…….

Per saperne di più scrivi a annasicilia13@yahoo.it

Storia

La Sicilia, per la sua posizione geografica, è sempre stata fulcro del Mediterraneo e la bellezza dei suoi luoghi e la generosità della sua terra l’hanno resa per secoli meta prediletta di conquistatori che, pur tra guerre e rivolte, hanno lasciato testimonianze artistiche e culturali inestimabili del loro passaggio.

Una storia complessa, quella della Sicilia, che ha fatto però di questa terra un luogo unico, la cui ricchezza artistica e culturale consiste proprio nel suo essere il prodotto dell’unione di molteplici stili.

Anche nelle arti minori si è assistito a un continuo apporto di tecniche, di materiali.

Riferendoci, specificatamente, al ricamo, è facile intuire come si sia potuto passare dai ricami in oro su tessuti colorati ai ricami in bianco, oppure dai ricami su capi d’abbigliamento, a ricami su tende, arazzi e biancheria.

Più precisamente si è assistito alla realizzazione di una armonica fusione di elementi, spesso di origine non più rapportabile, realizzando dei risultati finali con un marchio unico proprio dell’isola.

I soggetti ripresi con il ricamo subiscono anch’essi delle evoluzioni.

Si passa dalla rappresentazione di momenti della vita quotidiana alla riproduzione di soggetti floreali o/e faunistici o ancora elementi sacri e amorini o soggetti ripresi da antichi graffiti o magari già elementi pittorici di ceramiche, tessuti stampati, carte o stoffe da rivestimento parietale.

Come è vero che intorno al 1000 erano stati aperti a Palermo laboratori di ricamo specializzati è anche vero che nel cinquecento il ricamo era già molto diffuso in ogni ceto.

Sicuramente proprio in corso di tale splendore avuto nel cinquecento si sarà diffuso il classico ricamo siciliano detto anche “Cinquecento”, consistente nello sfilare a rete delle parti definite lasciando all’interno dei tratti di stoffa interi che compongono dei disegni precedentemente determinati.

Le donne di paese affidavano al corredo il segno del loro valore di buone massaie, future padrone di casa, nonché la stima della loro condizione economico-sociale.

Non a caso l’esame dei contratti nuziali conferma che la “dote” in corredo ha sempre costituito un vero e proprio “punto d’onore” fondamentale un po’ per tutte le classi sociali.

Poter disporre di tanta e bella e raffinata lussuosa biancheria ricamata segna la roba della sposa di un vero status symbol oltre ad indicare le sue virtù.

Mancano in ogni caso dati certi che possano chiarire dove, come e quando è sorto questo tipo di ricamo. Quindi possiamo fare soltanto una analisi dei fatti che conosciamo e azzardare delle ipotesi senza per questo pretendere di conoscere la verità-

Quello che possiamo affermare senza possibilità di essere smentiti è che lo sfilato siciliano ha trovato a Pedalino una comunità molto recettiva “industriosa” che gli ha dato larghissima diffusione tanto da poter affermare che già nel primo dopoguerra le donne si dedicavano a questa arte non soltanto al fine di arricchire il proprio corredo e la “dote”, ma anche per conto di altri e per essere remunerate.

Pedalino ha avuto dei periodi molto floridi grazie all’agricoltura, da sempre primo grande fondamento vitale della zona.

La ricchezza di questa terra ha fatto crescere la nostra comunità attirando diverse famiglie provenienti soprattutto da Ragusa, ma anche da altri comuni, e un po’ come la Sicilia Pedalino ha accumulato abitudini e tradizioni di altri paesi per elaborarli e venirne fuori con un prodotto tipico del posto.

In un primo tempo si trattava soprattutto di “sfilato a copiare”, i disegni venivano copiati contando di volta in volta i buchi da tagliare.

In seguito si è diffuso di più lo sfilato su basi disegnate.

Si sfilavano soprattutto lenzuola ed asciugamani.

Per lo più si ripetevano un paio di disegni ad “applicazione”, un paio “a fascia continua” su lenzuola orlate (rifinite con orlo a punto giorno) e un paio di disegni a fascia continua su lenzuola smerlate (il disegno completamente a margine forma uno smerlo).

La stoffa disegnata in uno dei modi sopra descritti o senza disegno (se a copiare) viene comunque sfilata lasciando intere le parti che costituiranno il disegno..

In un secondo tempo una mano esperta provvederà a legare la rete passando con l’ago e il filo in tutte le stanghette che formano i quadratini e poi ancora si lavora il cordoncino che mette in risalto il disegno.

In seguito sono state trovate sempre nuove modalità di lavorare, facendo ora il “lavoro all’inverso”, questa volta il disegno è traforato e la stoffa intera lo contorna.

Oppure altri abbinamenti sono stati fatti lavorando la rete a fasce più o meno semplici e ricostruendo, in un secondo tempo, il disegno riempiendo i quadratini sfilati.

Diverse poi sono le modalità di riempimento dei quadratini, prendendo ora dal punto rammendo (o 700) ora da altri punti.

Oggi i lavori che ancora vengono fatti sono, a differenza del passato, con una rete più grossa, prima si sfilava una rete a buco piccolissimo, addirittura si sfilavano stoffe come il percallo con grosse difficoltà.

Lo sfilato siciliano è un lavoro fatto in casa, silenzioso, monotono, ritmico; ma più spesso coinvolgeva l’intero vicinato, soprattutto nella buona stagione, allorché per iniziare, continuare e concludere il cosiddetto “travagghiu” si stava fuori, all’aperto, con il volto diretto verso l’uscio di casa e le spalle rivolte verso la strada proprio perché ciò doveva comunicare non disponibilità, una sorta di diniego femminile allo sguardo dell’altro, rappresentato dal passante.

Donne mature assieme a giovinette e adolescenti, con il capo riparato da bianchi fazzoletti a protezione dai caldi raggi solari, sedute compostamente ognuna nella sua sedia con il capo chino sul tessuto, ben steso sul telaio.

Momenti essenziali delle tappe formative delle giovani donne, costituendo una indispensabile palestra per apprendere e specializzarsi in certe utilissime abilità manuali, ma anche un insostituibile contenitore di relazioni sociali, basate su confidenze, pettegolezzi, esternazioni amorose, nascita di duraturi legami solidali.

Oggi, la quotidianità, anche nelle piccole dimensioni paesane, non consente più simili attività impegnative ma poco remunerate, essendo mutate le esigenze sociali, le condizioni del mercato, le stesse aspettative femminili nei riguardi del lavoro. Non ci si deve certo meravigliare se quelle immagini siano diventate solo documenti rintracciabili nell’archivio fotografico di qualche vecchio fotografo.

Oggi lo sfilato siciliano viene apprezzato solo da specifici estimatori. Mentre si assiste ad una repentina rivendicazione di paternità da parte di diversi Comuni, soprattutto del ragusano, solo in occasione di rassegne o mostre, nelle quali diventa elemento di raffinata bellezza che incornicia le altre bontà caratteristiche del posto.